La nuova borghesia
Inizio 800
Da ricerche di Francesco Torchia
Si venne a consolidare una nuova classe della nuova borghesia la quale assunse una posizione preminente nella vita economica del loro paese. Scomparsi i baroni, ad essi subentrarono questi nuovi elementi ancora più avidi ed egoisti dei primi e, interessati ad accrescere le proprie ricchezze e, con esse, il loro potere, finirono poi con usurpare nuove terre negando su queste ai contadini gli usi civici di cui le popolazioni avevano sempre usufruito.
Troppo accentuata era la differenza di classe: da una parte ricchi potenti e prepotenti, la nuova classe dominante, opprimeva e danneggiava i poveri, inermi e oltremodo miseri moralmente, economicamente e socialmente; dall'altra i contadini, poveri a tal punto che avevano a loro vantaggio solo la possibilità magra di mandare avanti una modesta industria domestica.
Essi che, presa coscienza del momento storico, avevano in precedenza, per raggiungere lo scopo, consolidata la loro amicizia si resero invisi al popolo in particolare, le famiglie Moraca, Angotti, Sacco, galantuomini del paese impegnati, per fini propri, a difendere i privilegi propri e quelli Baronali. Ne nacquero odi, contese. Delitti seguirono ai delitti, e le discordie tra famiglie e famiglie turbavano la quiete del paese Dei malviventi infine cominciarono ad infestare le strade, dappertutto si rubava e si uccideva senza scrupoli.
Con istrumento stipulato dal Notar fu Francesco Barone di Tropea il di 1/3/1802, in epoca che non vi era registro D. Gerardo Gregorio Mele Vescovo di Nicotera e Tropea previo Regio assenso, concesse in enfiteusi, ed a miglioramento (Enfiteusi era rapporto con cui il proprietario concedeva il diritto di lunga durata di utilizzare un fondo agricolo, con l'obbligo di migliorarlo, pagando un canone periodico), ai sig.ri D. Francesco M. Medici di Martorano ed a Giuseppe Antonio Moraca di S.Mango, solidariamente, un vasto comprensorio di terre colte ed incolte, denominato, Politretto, Destre e Maletta con diverse altre denominazioni, stimate anni prima dagli agrimensori Gennaro Cropi e Domenico Antonio Gagliani per l’estensione di tumulate 1744, e 2 stoppellate, siti nei territori di Nocera e Sammango, tutti di pertinenza della Mensa di Tropea, e concedutele a corpo e non a misura per l’annuo canone di ducati 500, pagabili da essi d. Francesco Medici e d. Peppeantonio Moraca in solido in ciascun anno, ed in due uguali soluzioni, cioè metà a 15 agosto e l’altra metà nel mese di dicembre franchi e senza che potessero essi sig. Medici e Moraca anche domandandone escomputo, ne apporsi qualsivoglia eccezione per qualunque caso anche fortuito ed inopinato col patto espresso e condizione di non potere essi censuari sig. Medici e Moraca, Eredi, per qualunque causa l’annuo canone suddetto ed in qualunque tempo dimezzare, affrancare, permutare ed assegnare con altre terre, corpo o rendite. Si soggiunge che i suddetti Medici e Moraca dovessero in solido rifare in beneficio del Sig. Francesco Berardelli di Alessio e ad ogni semplice sua richiesta la sprecensuazione per la porzione che dal medesimo di Berardelli si tiene per un ottennio, quanto per le altre quantità nella convenzionata somma di tumolate 100 circa con fissarsi sopra le dette terre censuende la rata dell’annuo canone e a doversi assegnare in un luogo detto le Destre, rimanendo a suo beneficio le migliorie fatte nel fondo detto Spolitretto che tiene da tempo immemorabile.
Correva in capo a Monsignor Vescovo Mele,l’obbligo di garantire di qualunque molestia e qualunque controversia che potesse incorrere, assumere la Mensa i giudizi a propria spesa e così rilevarli indenni ed illesi essi sig. Moraca e Medici.
Quindi del suddetto comprensorio di terre dalla commissione feudale ne furono distaccate tumolate 540 che furono assegnate agli indigenti del Comune di Nocera e Sammango risultando ciò dalla copia del corrispondente verbale del 14.1 1811, giusta la descrizione e la confinazione in essa indicati;
Don Francesco Medici e don Peppeantonio Moraca si erano talmente accoppiati che questi nei fatto era il solo possessore dei terreni censiti.
Nel corso degli anni d. Peppeantonio cedette ad altri individui parte dei terreni : con don D. Giuseppe Antonio Ferrari permutò il fondo Politretto esteso tomolate 72 e soggetto all’annuo canone di d.24 lordo di quinto, in contro cambio diede altri due corpi detti Vignali ed altro detto Destre estesi tomolate 45 coll’annuo canone enfiteutico di D. 15, quello stesso che gli era pervenuto avanti parte da don Francesco Medici; 29 tomolate furono cedute a D. Francesco Saverio Moraca nella zona catusi, 63 tomolate furono scambiate col Sig. Maurizio Ferrari con altre terre che lo stesso possedeva da tempo immemorabile nella zona Spolitretto e Pietramone; altre tumolate 51 dell’intero comprensorio erano posedute da diversi naturali di Sammango anche con giusto titolo; circa tumolate 300 furono succensuite da don peppeantonio ed alla di lui morte dai propri Eredi.
Con sentenza n.4063 il Tribunale di Catanzaro condannava i convenuti fratelli e sorelle Morachi a rilasciare in beneficio della Mensa vescovile di tropea tutte le terre concedute in enfiteusi con istrumento del 1.3.1802 a D. Francesco Medici ed al fu D. GiuseppeAntonio Moraca denominate Politretto, Catusi,Pietramone, Destre e Maletta con adiacenze ed altre denominazioni per quanto però le terre suddette sono da essi sudetti convenuti possedute e non già delle tumolate 300 circa sucensuite per la evidente ragione: la mensa Vescovile dovea convenire in giudizio i succensuari perché fossero obbligati al rilascio dalle rispettive quote, e non ha curato di farlo.