LA GATTA NEL SACCO
Tratto dalla pubblicazione di Giacinto Falsetti
Fino a pochi decenni fa il matrimonio in questo nostro Meridione e soprattutto nei villaggi rurali era sottoposto ad una regola patriarcale per fortuna scomparsa e sepolta col tempo. Erano matrimoni basati più sull'interesse che sull'amore, a trattarli erano sempre i genitori, sia d'una parte che dall'altra, e accadeva che i figlioli fino alla vicinanza delle nozze erano tenuti all'oscuro di quanto nei loro confronti si tramava.
Ribellarsi alle regole paterne non si poteva, soprattutto per la donna che spesso obbligata a sposare un vecchio tramontato che cedeva le sue inutili e non sempre vistose ricchezze pur d'assaggiare il frutto ancora prematuro d'una quindicenne che ignorava d'aver firmato la sua condanna. A caro prezzo pagava, dopo, la libertà di incontrarsi, e conoscersi era cosa impossibile.
Chi tentava di violare queste regole spesso pagava con la pelle e cosi fu per un giovane del mio paesello che, per un bacio su una ciocca di capelli alla sua bella innamorata, lo spedì ancora ventenne al padre eterno. Solo a nozze avvenute l'uomo era padrone di aprire il sacco e vedere di che colore fosse la sua gatta.
Ieri era troppo, ma oggi è troppo pure,
manca il compasso, manca la misura,
tutto è corrotto compresa la natura.
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