DIARIO N. 4 - VIVERE NEI RICORDI
Tratto dalla pubblicazione di Giacinto Falsetti
Sono in America da una settimana cullato di stima e di affetto non solo da chi fa parte di me stesso, ma da tanti paesani e compaesani che, spinti d'amore fraterno, vengono da ogni parte a portarmi il loro nobile benvenuto da me tanto ammirato e gradito.
La maggior parte sono famiglie di vecchia conoscenza e un tempo non lontano compagni di lavoro. Sono gentili e premurosi ed ognuno spera di avermi un giorno tutto per loro, non solo per vivere nei vecchi ricordi, ma anche per farmi ammirare il progresso che non tutti in Italia avrebbero avuto l'occasione di tare.
Almeno nove su dieci lo fanno con sincero orgoglio mentre qualcuno miscela la circostanza con vanità e spavalderia cosa poco gradita al sottoscritto, ciò significa che tutto il mondo è paese e dappertutto c'è la pecora: nera. Di pecore nere per fortuna ne ho conosciute solo due, la prima nel 1981 e la seconda dopo cinque anni.
Nel dicembre del 1981 capitai a casa di una famiglia di italo-americani mancanti dall'Italia da circa trenta anni; trovai la padrona di casa intenta a pulire orecchie di maiale che doveva sistemare in gelatina, erano circa dieci chili di carne. Era bionda alle soglie della quarantina,ma ancora molto bella, subito mi accorsi del modo in cui trattava quei resti suini lo faceva con tanto orgoglio e spavalderia come fossero le orecchie di faraone e infine mi disse:" Guardate quante cose possiamo permetterci in America mentre in Italia nessuno ne ha la possibilità! " non risposi, ma la guardai con tanta pietà.
La seconda pecora nera la incontrai dopo cinque anni a N. Y., questa volta fu un signore sulla settantina anche lui come la prima mancante dall'Italia da una trentina d'anni, ma se la prima pecora nera era solo spavalda, la secondai fu peggio ancora avendo il cervello 'ingrippato" come gli uomini delle palafitte e delle caverne; anche lui mi disse le 'sette virtù magiche1 di una America tutta verbo volere dove i ragazzi prima di andare a scuola prendono una tazza di latte accompagnata da un pezzo di kecca, cosa desiderata ma impossibile per i ragazzi italiani, (kecca vuoi dire torta che poi in verità è più storta che torta) Anche a questo signore, come alla,prima non risposi, ma fu il mio silenzio pieno di compassione e pietà a dirgli addio.
Anche rivisto anche la signora bionda, stava cambiando colore ai suoi capelli, ma non alla fantasia.
Giacinto Falsetti
© Sanmangomia.it - Webmaster: Pasquale Vaccaro