BREVE
STORIA DEI PROVERBI
Il termine proverbio deriva dal
latino
proverbium, da verbum, parola e rappresenta
una sentenza breve e concisa, di origine popolare e di vasta diffusione, che
contiene una norma, un insegnamento tratti dall'esperienza. Molti proverbi
hanno una diffusione universale e si presentano spesso in forme
straordinariamente simili presso i popoli più diversi. Nelle culture
più evolute essi tendono a vedere ristretto il loro campo di impiego al
livello popolare. I tentativi più volte compiuti di estrarre dal corpus
proverbiale di una regione o di una nazione un'ideologia coerente lasciano
dubbiosi, perché spesso i proverbi non rappresentano la codificazione di
una “verità”, ma piuttosto formule di comodo, poste sotto
l'autorità della tradizione. Nel corso dei secoli essi inoltre possono
anche mutare di significato.
I proverbi contengono frequentemente
parole arcaiche o create per l'occasione, in particolare per la rima o
costruzioni insolite. Nella maggior parte dei casi hanno struttura metrica o
almeno ritmica e sono caratterizzati dalla rima o dall'assonanza , o da varie
forme di allitterazione o di bisticcio.
Una categoria particolare di proverbi è costituita dai cosiddetti
wellerismi: si tratta di detti sentenziosi, in genere di contenuto scherzoso,
in cui un'affermazione è attribuita a un personaggio più o meno
determinato; il nome deriva da quello di Sam Weller, personaggio del Circolo
Pickwick di Ch. Dickens al quale l'autore mette in bocca molte frasi con tale
struttura. Va anche ricordato che in letteratura i proverbi hanno sempre avuto
grandissima fortuna: basterà citare autori sommi come Plauto, Cervantes,
Shakespeare. Sin dall'antichità classica i proverbi hanno richiamato
l'interesse di filosofi e studiosi. Lo stesso Aristotele ne avrebbe curato una
scelta, e accanto a lui si possono ricordare Crisippo, Zenodoto, Plutarco,
Diogeniano. Nel Cinquecento e Seicento le raccolte si intensificarono e
l'esempio lo diede Erasmo con la sua Adagiorum collectanea e grande sviluppo
acquistarono con i grandi folcloristi dell'Ottocento. In ogni parte del mondo
ne è stata pubblicata una documentazione enorme, che è oggetto di
studio della paremiologia (dal gr. paroimía, massima): tra le numerose
raccolte regionali italiane ha particolare rilievo quella di G. Pitrè,
che in quattro grossi volumi riunisce i proverbi siciliani, con varianti di
tutte le regioni italiane.
Nella Bibbia troviamo il Libro dei
Proverbi, libro poetico dell'Antico Testamento, appartenente al genere
sapienziale. L'intestazione lo presenta come opera del re Salomone, ma si
tratta in realtà di uno scritto composito, risultato dall'accostamento
di diverse raccolte di massime: le datazioni delle varie sezioni del libro
vanno dal sec. VIII al IV a. C., anche se è possibile risalire a epoca
più antica, per certe parti, tenendo conto dei periodi di trasmissione
orale del materiale letterario. L'origine dei Proverbi è
nell'insegnamento dei saggi di Israele e s'incentra sulla formazione morale
dell'individuo e la direzione della sua vita quotidiana. In questo, i proverbi
non si differenziano dalla letteratura sapienziale di tutto l'antico Vicino
Oriente: parallelismi contenutistici e formali sono riscontrabili con scritti
sapienziali egizi (il libro della sapienza di Amenemope) e con testi della
città sira di Ugarit.